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PER RIFLETTERE

 

L’umorismo è una componente essenziale

della vita spirituale, non a caso diciamo

che una persona ha spirito, o che è spiritosa.

Umorismo, infatti ha la stessa radice di umiltà,

e di umanità, e si accompagna sempre

alla vera sapienza.

“Quelli che non sanno divertirsi

e che non dicono mai niente di divertente o spiritoso

e affliggono quelli che fanno scherzi,

sono moralmente corrotti (vitiosi)

e, dal punto di vista di Aristotele,

sono crudeli e rozzi”.

San Tommaso d’Aquino

 

Tratto dal gruppo Facebook “Darsi pace”

 

 

Spesso vi lamentate di non poter contare sugli altri. Voi immaginate che, ovunque andiate e qualunque cosa facciate, le persone rimarranno là dove le avete lasciate, e che in qualsiasi momento le ritroverete disponibili e nello stesso stato d’animo. Ma ecco che tutto si muove, tutto cambia, tutto si trasforma. Perciò, potete incontrare le persone, frequentarle, fare affari con loro, ma non dovete contare sulla loro stabilità, perché a quel punto vivrete nelle illusioni e sarete eternamente infelici nel constatare che le cose non si svolgono affatto come avevate creduto e sperato, e che niente funziona secondo i vostri desideri. «Ma allora, che fare?» direte.

Lavorate su voi stessi per svilupparvi, rafforzarvi e illuminarvi: è l’unica cosa certa per far fronte a tutte le situazioni. Se Dio vi dà qualche amico fedele, è meraviglioso, ringraziatelo. Ma contare unicamente sugli altri, abbandonare la scintilla che vive in voi per rincorrere ombre e illusioni, significa prepararsi a terribili sofferenze, e se ciò non avverrà subito, accadrà più avanti, perché tutto cambia.

 

Omraam Mikhaël Aïvanhov

 

 

NON SI POSSONO CAMBIARE GLI ALTRI, POSSIAMO SOLO CAMBIARE NOI STESSI.

 

È a noi stessi che dobbiamo chiedere cosa vogliamo, possiamo o dobbiamo cambiare.

E a noi stessi che dobbiamo sia dare flessibilità sia porre limiti.

Quando ci accorgiamo che una persona ci tratta in un modo che non ci piace, possiamo farglielo notare e chiedergli di evitare con noi quel comportamento.

Ma se non otteniamo quanto chiesto, sta a noi porci dei limiti e sapere sino a quando siamo disposti ad accettare e quando invece siamo pronti a dimostrare che non vogliamo più né tollerare né accettare quel comportamento che abbiamo già dichiarato disturbante.

 

Tratto da “La forza della vulnerabilità” di Consuelo C. Casola  – Franco Angeli 

 

 

ESISTERE O VIVERE?

 

Guardatevi attorno: tutti vivono, solo alcuni esistono.

Vivono, ma non esistono, perché IN-SISTONO, perché cioè si collocano DENTRO, dentro la catena, alimentare e di altro tipo, della vita.

Alcuni, invece, E-SISTONO, hanno il coraggio di collocarsi FUORI, di esistere nel senso radicale del termine indicato dalla filologia. E cosi vanno alla ricerca della forza di essere migliori.

In questo mondo tutti vogliono essere I MIGLIORI, ben pochi, invece, si curano di essere semplicemente e autenticamente MIGLIORI: cioè di lavorare su di sé, individuare i propri vizi, estirparli, far fiorire le virtù e cosi non limitari a vivere ma iniziare ad esistere.

 

Tratto da “La forza di essere migliori” – Vito Mancuso – Garzanti

 

 

SIAMO IN MUTANDAE

Essere in mutande è un modo colorito per descrivere una crisi , una situazione in cui si è  amaramente toccato il fondo, in cui ci si sente falliti, svuotati, persi, scoraggiati.

Essere in mutandae, con grafia latina, si pronuncia allo stesso modo ma ha un senso differente, in positivo: significa infatti “essere in cambiamento”.

Un business philosopher americano, Jim Rohn, ha scritto: “lasciate che siano gli altri a condurre vite piccole, ma non voi. Lasciate che siano gli altri a piangere piccole fatiche, ma non voi. Lasciate che siano gli altri ad accontentarsi di poco, ma non voi.”

Michael Kerr, uno psicologo ed esperto di business internazionale, consiglia di ritagliarsi qualche minuto prima di andare a letto per scrivere tre cose rilevanti accadute durante il giorno. Non una, non due, non dieci, ma tre, in modo da essere obbligati a cercare, a scegliere, a dare priorità. Ne uscirà una sorta di “diario della gratitudine”, che è più di un diario della memoria: ci aiuta a ricordare i progressi, anche quelli minimi, e gli istanti che ci hanno reso felici. E’ fondamentale per ritrovare motivazioni.

Non possiamo prendere nota solo delle cose da fare: siamo abituati a districarci tra agenda e to-do list, ma questi documenti poco ci dicono di come effettivamente viviamo.

Quando vi sentite “in mutande”, provate a pensarvi in mutandae, in cambiamento, e a focalizzarvi sugli aspetti positivi delle ultime ore, della giornata, della settimana. Vi aiuterà ad immaginare che il progetto di cui vi state occupando avrà esito favorevole, che l’impasse che state affrontando si risolverà. Concentratevi su quanto starete meglio quando il vostro impegno sarà ripagato da un successo. Si vive di istinti e di istanti, invece ci riduciamo spesso a essere distinti e distanti.

 

Tratto da “Se ne ride chi abita i cieli” Giulio Dellavite – Mondadori

 

 

L’intelligenza dell’uomo si sviluppa quando egli incontra difficoltà e ostacoli, in quanto, per superarli, deve osservare, riflettere e diventare perspicace. Perciò la natura ha disseminato difficoltà un po’ dovunque nella vita per sviluppare l’intelligenza dei suoi figli. Ma ecco che quei figli non si sviluppano, perché invece di cercare di comprendere e di trovare delle soluzioni, perdono il loro tempo e le loro energie in pianti, lamentele, scoppi di collera ed esaurimenti nervosi. Quando sono esauriti, ovviamente si calmano, ma le difficoltà continuano: le energie se ne sono andate, ma le seccature sono rimaste. Che strano metodo!

Chiedo a qualcuno: «Per quanto tempo hai pianto? – Per tre ore – E hai risolto il problema? – No. – Ebbene, la prossima volta accontentati di piangere per dieci minuti. Visto che ti mancherebbe il fatto di piangere, piangi pure, ma non più di dieci minuti, e una volta trascorsi i dieci minuti, stop, mettiti a riflettere!».

 

Omraam Mikhaël Aïvanhov

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