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Stress

Stress

La vita è come andare in bicicletta: se vuoi stare in equilibrio devi muoverti

Albert Einstein

Lo stress (termine inglese che significa “sforzo” o “pressione”) propriamente detto è la reazione del nostro organismo allo stimolo stressante o stressor, che mette a repentaglio il nostro equilibrio psicofisico.

L’organismo reagisce mettendo in moto meccanismi volontari e involontari atti a superare l’evento stressante e a riequilibrare le funzioni fisiologiche. Se, per esempio, mentre state leggendo queste righe sentite un’esplosione, ci saranno dei cambiamenti istantanei nel vostro corpo come l’aumento della frequenza cardiaca, del tono muscolare, della respirazione e così via.

Brevi periodi di stress, anche intenso, sono fondamentali per la sopravvivenza; lo stress è il sale della vita, senza di esso non potremmo vivere. Se di breve durata e di moderata intensità si rivela altresì salutare per l’organismo, motivandolo ed energizzandolo; per questo motivo viene definito “eutress” o “stress positivo”. Senza richieste da parte dell’ambiente (problemi da risolvere, difficoltà da affrontare, obiettivi da raggiungere) il nostro cervello si atrofizza!

Lo stress è addirittura utile in caso di emergenza: se per esempio passeggiando nel bosco vedo un vipera, mi attivo per evitare le relative conseguenze!

Nella specie umana, la reazione allo stress è rimasta tuttora allo stato primordiale: riusciamo a fronteggiare solo brevi periodi di stress anche intenso o acuto. Purtroppo la realtà nella vita di ogni giorno è ben diversa: siamo bersagliati continuamente da migliaia di eventi stressanti e nello stesso tempo dedichiamo sempre meno tempo al rilassamento, fattore fondamentale nel recupero ovvero nel ripristinare la situazione di equilibrio.  Nel tempo questo diventa stress cronico, il grande nemico che mette a repentaglio la qualità e la durata della nostra vita.

Lo stressor può assumere le forme più diverse, ed appartenere alle categorie più disparate: può essere infatti di natura psichica (preoccupazioni, rimuginazione…) o sociale (contrasti con familiari, amici, coniuge…) o strettamente fisico (troppa attività fisica, malattie croniche…), ma la distinzione non comporta sostanziali differenze nei meccanismi di reazione dell’organismo.

In passato gli stressor erano prevalentemente materiali e concreti (un animale selvaggio, una calamità naturale, ecc.); oggi invece lo stress deriva prevalentemente da situazioni immateriali, psichiche. Le reazioni del nostro cervello sono comunque simili.

In altre parole, indipendentemente dalla tipologia dello stimolo, sia esso un grave sforzo fisico o il leone che ti insegue nella savana o la preoccupazione per un esame, i meccanismi di attivazione risultano straordinariamente simili.

 

COME LO STRESS AGISCE SUL NOSTRO CORPO

Le reazioni agli stressor sono determinate dall’attivazione del sistema nervoso e di quello endocrino; in entrambi i casi la percezione degli stressor ha sede nel cervello, da cui si dipartono i segnali mediatori dello stress.

A livello endocrino, la reazione allo stress si estrinseca attraverso l’attivazione dell’asse HPA (Hypothalamic-Pituitary-Adrenal, ipotalamo-ipofisi-surrene), che ha come ultima conseguenza la secrezione di glucocorticoidi (cortisolo) ad opera dei surreni, e dell’ormone antidiuretico dall’ipotalamo, mentre a livello nervoso, gli stressor comportano l’attivazione del sistema nervoso simpatico con produzione di adrenalina e noradrenalina.

I due sistemi (endocrino e nervoso) si stimolano vicendevolmente e coinvolgono altri sistemi (serotonina, dopamina e altri).

 

                                 grafico stress

 

 

Stando così le cose, non stupiscono le ricadute determinate dall’attivazione prolungata delle reazioni allo stress sullo stato di salute generale.

L’aumento di cortisolo circolante, la perdita della sua ritmicità circadiana e l’eccessiva attivazione del sistema nervoso simpatico, costituiscono già di per sé fattori di rischio diretti o indiretti per disturbi molto diffusi, quali obesità, ipertensione e molti altri.

Prima di arrivare a manifestazioni evidenti, l’attivazione persistente della risposta agli stressor si associa all’insorgere di sintomi vaghi e aspecifici (stanchezza, problemi di concentrazione, insonnia, tachicardia, disturbi gastro-intestinali ecc.), e quando questi fenomeni non sono controllati e curati, il rischio di incorrere in patologie conclamate aumenterà conseguentemente.

 

Nei suoi esperimenti sugli animali Hans Selye, uno dei principali ricercatori nel campo dello stress, notò che indipendentemente dalla causa dello stress, la risposta era sempre la stessa e si poteva suddividere in 3 fasi.

  • FASE DI ALLARME: è la fase in cui lo stressor viene “recepito”, ed in cui ha inizio la reazione allo stress secondo i meccanismi descritti in precedenza; è una vera e propria risposta di sopravvivenza, detta di fight or flight (“combattimento o fuga”) che mette l’organismo nella condizione di reagire o mettersi in salvo. In questa fase saranno presenti tachicardia, aumento della pressione e della glicemia, sudorazione, tensione muscolare ecc.
  • FASE DI RESISTENZA: costituisce la fase di reazione vera e propria allo stressor, volta al recupero dell’omeostasi; questa fase vede come protagonista il cortisolo che, tra le tante funzioni, ha quella di aiutare le catecolamine (che altrimenti esaurirebbero rapidamente il loro effetto) nel sostenere la produzione di energia. Il cortisolo è ciò che consente di fatto allo stress di mantenersi attivo a lungo e di portare il corpo nella fase successiva; il cortisolo sempre attivo (senza il calo serale/notturno) determina una serie di problemi (stanchezza mattutina, insonnia ecc.)
  • FASE DI ESAURIMENTO: si giunge a questa fase in caso di attivazione cronica o persistente della reazione allo stress; una volta raggiunta la fase di esaurimento (che prende il nome proprio dalla sensazione che si ha durante il giorno: quella di essere esausti) la reazione allo stress è semplicemente inadatta a ristabilire l’omeostasi dell’organismo. Questa è la fase più dannosa, in quanto l’esposizione prolungata può aumentare il rischio di insorgenza di patologie fisiche e psichiche. Questo perché vi è un limite oltre il quale i surreni si affaticano eccessivamente e non riescono più a produrre quantità adeguate di cortisolo. In questa fase il soggetto inizia ad avvertire una costante e ingiustificata stanchezza spesso associata ad altri sintomi: difficoltà ad alzarsi al mattino anche quando ha dormito a sufficienza, forte desiderio di cibi salati, di dolci e di stimolanti come il caffè.

 

L’ACCUMULO GRADUALE DELLO STRESS E LA GOCCIA CHE FA TRABOCCARE IL VASO

Molto spesso non siamo consapevoli di quanto siamo stressati se non nel momento in cui arriva la fatidica  “goccia che fa traboccare il vaso”. Ovvero succede che l’accumulo degli stressor (la somma dei singoli eventi stressanti) porta progressivamente il soggetto ad un importante livello di stress non gestito, fino all’esaurimento psico-fisico.
Questo fenomeno di solito avviene in un modo non consapevole poiché, a differenza di un evento acuto (come un evidente trauma psichico o fisico), i piccoli eventi stressanti possono accumularsi in modo non evidente. Il processo graduale di accumulo può portare un soggetto, apparentemente calmo e controllato, ad “esplodere” improvvisamente con manifestazioni emotive eclatanti, oppure a manifestare patologie cosiddette “funzionali”, che influenzano in modo evidente la qualità di vita.

E’ la classica goccia che fa traboccare il vaso. Il processo lento e progressivo dell’accumulo degli stress porta quindi a “riempire il vaso” in modo silente, non allarmante, diventando per il soggetto quasi una abitudine; tuttavia, anche se lentamente, il vaso prima o poi si riempirà ed a questo riempimento seguirà l’improvvisa manifestazione eclatante psichica o, più spesso, “la malattia funzionale” (digestione lenta, reflusso, colite).

Molto spesso è difficile riconoscere “la goccia che fa traboccare il vaso” perchè di solito è un evento stressante apparentemente modesto e già vissuto tante altre volte dal soggetto in modo più  o meno asintomatico.

Al contrario l’evento importante, acuto permette maggiore consapevolezza, ma per assurdo, è spesso quello meno problematico!

 

CONSEGUENZE DELLO STRESS

Lo stress non gestito in tutte le sue varie forme e sfaccettature, favorisce:

Disturbi dell’umore: nervosismo, depressione, insonnia, sbalzi di umore, atteggiamento negativo, irritabilità (come tendenza ad arrabbiarsi per le piccole cose), perdita del senso dell’umorismo con tendenza a deprimersi, a prendersi troppo seriamente o a rassegnarsi all’idea che la vita non cambierà, sregolatezza (facendo uso eccessivo di cibo e non solo.)

Disturbi fisici: stanchezza cronica, caduta dei capelli, alterazioni del ciclo mestruale, colon irritabile, gastrite, reflusso gastroesofageo, disturbi sessuali, tensioni e dolori muscolari, respiro corto, mal di testa, ipertensione arteriosa e malattie cardiovascolari, osteoporosi.

Disturbi metabolici: lo stress segnala all’organismo che serve più zucchero anche quando non è vero, facendo innalzare la glicemia.  Lo stress cronico è una concausa (spesso dimenticata) nell’aumento del colesterolo e del peso in generale.

Aumento del peso corporeo, in particolare l’aumento del grasso addominale ad opera del cortisolo che, inoltre, aumentando il livello di zuccheri nel sangue (glicemia) costringe il pancreas a produrre insulina in quantità maggiore; nel tempo questo processo può favorire l’insulino-resistenza

Catabolismo (“perdita”) della massa muscolare per l’iper-produzione di ormoni catabolici come il cortisolo 

Ritenzione di liquidi: per produzione di diversi ormoni con questo effetto (cortisolo, insulina, prolattina, aldosterone ecc.)

Invecchiamento precoce globale, con un aumento di tutte le patologie legate all’invecchiamento

Riduzione dell’efficienza del sistema immunitario che determina una minore efficacia difensiva nei confronti di virus, batteri e anche delle cellule tumorali! Nello stesso tempo un sistema immunitario che non funziona adeguatamente può favorire una lunga lista di patologie autoimmuni (psoriasi, ecc.).

Incremento dei radicali liberi (tra i responsabili dell’invecchiamento precoce)

Disturbi della memoria e dell’apprendimento per l’iperproduzione di cortisolo e di citochine infiammatorie prodotte dallo stress (IL1, IL6, TNF alfa) che interferiscono con il meccanismo centrale della memorizzazione e la plasticità sinaptica. La smemoratezza (piccole dimenticanze ripetute) è un segnale evidente di ingorgo della mente.

Alterazione dell’equilibrio tra sistema nervoso simpatico e parasimpatico

Alterazioni della produzione di numerosi ormoni (prolattina, aldosterone, progesterone, ecc.) con vari effetti.

Infiammazione cronica

 

DIAGNOSI DELLO STRESS

Siamo abituati a misurare nel nostro organismo il livello di cole­ste­rolo, gli­ce­mia, ferro attra­verso dei sem­plici esami del sangue, ma forse è poco noto che anche lo stress può essere rile­vato attra­verso diversi mezzi:

Esami del sangue (dosag­gio ema­tico del cor­ti­solo, prolattina ecc.)

PPG che misura la varia­bi­lità della fre­quenza car­diaca (Heart Rate Varia­bi­lity o HRV) valutando i sistemi orto e parasimpatico.

Biompedenziometria (BIA-ACC) con la quale è pos­si­bile valutare indirettamente la produzione del cortisolo e il suo ritmo giornaliero, il consumo energetico del cervello (per preoccupazioni costanti e/o rimuginazioni), ecc.

TOMEEX per l’analisi dei processi infiammatori cronici e dello stato di attivazione del sistema di reazione allo stress.

TERAPIA DELLO STRESS

Abbiamo visto che non è importante l’esperienza/lo stress/ l’evento vissuto, ma come ognuno li vive.

Tante persone rimangono bloccate nella vita privata e professionale proprio perché ancora non hanno acquisito la capacità di utilizzare a proprio vantaggio le emozioni oppure perché aspettano che gli altri o la realtà intorno cambi da sola! In realtà questo è illusorio: bisogna prendersi la responsabilità della propria vita e cambiare noi stessi per primi. Ciascuno di noi infatti possiede dentro di sé molte più risorse di quanto pensi!

Molte persone rimangono vittime di preoccupazioni costanti o bloccate a rimuginare su cose sgradevoli e/o su episodi negativi del proprio passato.

Rallentare i nostri ritmi frenetici e dedicare maggior tempo al relax può aiutare molto ad affrontare anche le situazioni più stressanti.

Ma nel tempo, con l’attivazione cronica del sistema nervoso simpatico, non basta dire alla persona di calmarsi perché la situazione non è più controllabile con la sola volontà in quanto si attivano delle reazioni automatiche allo stress. In questi casi conviene, per esempio, agire direttamente sul sistema neurovegetativo, intervenendo su alcune funzioni corporee quali la respirazione (il più importante regolatore dei sistemi autonomici del nostro organismo), il tono muscolare, le posture.

Imparare a gestire lo stress incrementando le proprie risorse interiori richiede, però, impegno e costanza; non è qualcosa che si risolve imparando un po’ di nozioni teoriche: bisogna essere disposti a fare qualcosa di concreto!

IN PRATICA ECCO ALCUNI SUGGERIMENTI UTILI ALLA GESTIONE DELLO STRESS:

Alimentazione corretta

Integratori su consiglio del medico (magnesio, ecc.)

Terapia di supporto psicologico

Tecniche di respirazione

Tecniche di rilassamento e Training autogeno 

Yoga

Meditazione

Metodo Feldenkrais

Terapia di informazione biofisica

Sane letture

Corsi di crescita personale

Cura dell’infiammazione 

Cura dell’intestino

Utilizzo di apparecchiature presenti in studio come il Vega Select, il PPG e il Regmatex 

 

LA RADICE INTESTINALE DEI DISTURBI PSICHICI

La capacità dell’intestino in generale e del suo microbioma in particolare, di interagire con il sistema nervoso sta emergendo come un nuovo affascinante tassello nel puzzle della neurofisiologia. Questa interazione tra cervello e intestino è stata definita asse intestino-cervello (gut-brain axis) e si caratterizza come un sistema di comunicazione bi-direzionale che connette il Sistema Nervoso Enterico con il Sistema Nervoso Centrale attraverso la mediazione di vie umorali, neuroendocrine e immunitarie.

Numerosi autori stanno studiando il possibile ruolo dell’infiammazione intestinale (generata principalmente da intolleranze e allergie al cibo e/o squilibri nel microbioma) nell’insorgenza o nel peggioramento di una serie di disturbi che vanno dalla depressione all’autismo e alla schizofrenia.

L’idea di partenza è che l’infiammazione renda l’intestino permeabile a varie sostanze tra le quali alimenti più o meno digeriti e sostanze prodotte dalla flora intestinale e/o batteri stessi (traslocazione batterica); sono state avanzate diverse ipotesi:

– le suddette sostanze attraversando la parete intestinale, entrano nel sangue e da qui arrivano al cervello influenzandone il funzionamento;

– tali sostanze quando entrano in circolo attivano una risposta immunitaria generando molecole che, a loro volta, agiscono sul funzionamento cerebrale;

– l’infiammazione intestinale altera il metabolismo del triptofano, precursore della serotonina, con conseguente deficit cerebrale di questo importante neurotrasmettitore. Sappiamo da tempo che l’intestino è il maggior produttore della serotonina che, nel corpo umano, è considerata l’ormone della felicità;

–  i livelli cerebrali del BDNF (brain derived neurotropic factor) possono esser influenzati dal microbioma intestinale. Il BDNF  è un fattore neurotrofico utile nella crescita neuronale che è stato messo in relazione a fenomeni depressivi e ansiosi e svolge un ruolo importante nel meccanismo d’azione di farmaci antidepressivi.

Alla luce di queste premesse, molti ricercatori hanno iniziato a dare la caccia alle possibili associazioni esistenti tra flora batterica e comportamento umano e questi hanno confermato l’ipotesi che LA FLORA INTESTINALE È EFFETTIVAMENTE IN GRADO DI ALTERARE LO STATO EMOZIONALE.

Certo, è ancora troppo presto per definire nessi di causa ed effetto (questi studi risalgono soltanto agli ultimi anni), ma è difficile negare il fascino esercitato da queste nuove scoperte e le possibili ricadute nella pratica clinica per il benessere del paziente.

Tutte le volte che un disagio di tipo emozionale, comportamentale o neurologico si associa persistentemente ad anomalie della funzione intestinale (gonfiore, stipsi, diarrea, ecc.), l’assunzione regolare di  probiotici (fermenti lattici) e altre sostanze naturali può essere uno strumento per riportare ordine nel sistema di comunicazione tra intestino e cervello.

Inoltre, ogni qual volta sia necessario assumere psicofarmaci, è sempre opportuno verificare lo stato intestinale ed eventualmente procedere ad una somministrazione di probiotici e non solo, insieme alla prescrizione degli stessi farmaci. La mia esperienza clinica ha infatti dimostrato che il miglioramento delle funzioni intestinali può aumentare significativamente l’efficienza di qualsiasi psicofarmaco e, indipendentemente da questi, contribuire a migliorare l’umore.

Il latte e i suoi derivati e il glutine sono gli alimenti più studiati e sospettati.

Un esempio di quanto detto è la SENSIBILITÀ AL GLUTINE che si può presentare con disturbi psicologici di vario tipo.

 

LA RADICE INFIAMMATORIA DEI DISTURBI PSICHICI

Gli effetti negativi dello STRESS CRONICO, della DEPRESSIONE e di altri disturbi psichici sul sistema immunitario sono conosciuti da molto tempo: è esperienza di molti che “sotto stress” le difese immunitarie si riducono ed è più frequente che si presenti un herpes labiale o un raffreddore.

Negli ultimi anni è stato dimostrato che il percorso può essere inverso: un’attivazione del sistema immunitario può contribuire a generare DEPRESSIONE, ANSIA E DISTURBI COGNITIVI passando attraverso una condizione di infiammazione cronica sistemica, cioè che interessa tutto l’organismo.

Come prova a favore di ciò le ricerche hanno evidenziato che nei pazienti con DEPRESSIONE vi è una elevata concentrazione nel sangue e nel liquido cerebrospinale di sostanze che l’organismo produce quando si trova in uno stato infiammatorio. Queste sostanze, note con il nome di CITOCHINE (esempio IL1, IL6, TNF alfa), sono molecole che permettono la connessione e la comunicazione tra le cellule del sistema immunitario e non. E’ stato dimostrato inoltre che le citochine possono modificare il metabolismo dei neurotrasmettitori (serotonina, dopamina, ecc.), le funzioni neuroendocrine e la plasticità neuronale, meccanismi patologici fondamentali della depressione.

Queste citochine, agendo a livello cerebrale, inducono una condizione di infiammazione del cervello nota come SICKNESS BEHAVIOUR (COMPORTAMENTO DI MALATTIA) caratterizzata dai seguenti sintomi:

  • mancanza di appetito e/o nausea
  • stanchezza
  • depressione e/o bisogno di solitudine
  • sonnolenza
  • mal di testa
  • aumentata sensibilità dolorifica (iperalgesia)
  • aumento della temperatura corporea (febbricola o febbre)

Quasi tutti abbiamo avuto esperienza di questi sintomi dopo un evento particolarmente stressante!

Molti di questi sintomi sono gli stessi che si presentano  in corso di infezioni virali e/o febbrili, situazioni in cui l’organismo produce le stesse citochine infiammatorie.

 

dott. Vito Causarano
Medico chirurgo
Specialista in Medicina Interna

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